Dave

London Eye, Big Ben, and Palace of Westminster, London

 

Era da poco passata la mezzanotte, il sonno non riusciva ad ammaliarlo e tutto quello che Dave pensava di fare era uscire per correre, allenarsi e mettersi sotto la doccia per sciogliersi in un sano relax. Erano giorni di pensieri, tante, troppe parole affollavano la sua testa. Nel quartiere di Kensington, a Londra, tutto sembrava perfetto, ordinato e sempre uguale a se stesso…

Dave è un ragazzo sulla trentina, un ottimo lavoro con una posizione di prestigio, bello, statuario, intelligente e di spirito; quella persona che tutti vorrebbero che fosse ogni giorno accanto a sè. La sua famiglia?  Benestante e piena di soldi e di bon ton, apparenze, “giusti valori”, ma poca comprensione per le aspirazioni personali, se non compatibili con la filosofia che li aveva accompagnati per generazioni. Questo per Dave era devastante, lui così bravo ed attento alle mille sfumature di chi lo circonda, di chiunque entri in interazione con lui. Sua sorella Mia, non si spiegava come mai il suo fratello maggiore non le avesse mai presentato nessuna fidanzata, nuova amica, fiamma del momento. A lui non piaceva parlare di quello che provava, delle cose che amava davvero fare, di quello che profondamente lo appassionava. Era schiacciato dalla paura del giudizio. Si sentiva sempre tremendamente inadeguato, sbagliato e l’unico modo che conosceva per proteggersi era fingere. Vicino a lui, per fortuna c’era l’amica di una vita, Victoria. Lei lo conosceva davvero nel profondo, in ogni piccola sfaccettatura; lo capiva in uno sguardo. A volte non serviva nemmeno quello. Più volte Vic aveva detto a Dave che doveva abbattere quel muro alto e massiccio che si era costruito attorno, almeno un po’, in modo da far intravedere qualcosa del vero  sè.

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Quello che gli riusciva bene era buttarsi nella confusione di qualche locale famoso, con musica alta da spaccare i muri, spegnere il cervello, bere tanti martini e cocktail spacca cervello e risvegliarsi in un posto sconosciuto, che quasi sempre non sapeva come lo avesse raggiunto.

No, non era un serial killer se non pensiamo alle sue voglie, ai suoi sentimenti… Questo però,quasi sempre, sfociava inevitabilmente in ansia e tremenda voglia di evasione. Per questo aveva deciso che doveva trovarsi un diversivo… Non sapeva perchè, ma aveva sempre quella sensazione di vuoto allo stomaco…

Alla prossima amici, vi aspetto! fatemi sapere nei commenti se vi piace questa nuova storia ;**

Luoghi comuni, cara Italia….

 

                                            my love

 

Ciao amici, eccomi dopo tanto tempo! Sono qui perchè ho avuto modo di pensare lungamente, visto che ero costretta a casa, blocccata dai batteri killer del mio pargoletto.

Pensieri non frivoli, ve lo premetto.
Riflettevo su come siamo sempre quasi obbligati ad agire ed a comportaci in un certo modo. Sono più vicina ai 40 che ai 30, quindi il mio savoir faire dovrebbe essere pressocchè perfetto. Diciamo che ogni tanto il mio sistema va i crush e il danno è presto fatto… Ecco, è solo che ultimamente il mio filtro non va più tanto bene, o forse non ho voglia di farlo funzionare. Un esempio?

Accompagno il nanetto all’asilo: sorriso stampato in faccia per il portinaio, per le maestre , ma soprattutto per gli altri genitori. Sì, ci siamo appoggiati ad una scuola a pagamento per ovvi impegni di lavoro ed esigenze di orari… Siamo arrivati a metà anno scolastico, quidi già diversi dagli altri. L’accoglienza…. vi dico solo che per farmi aggiungere al gruppo su whatsApp ci ho messo quasi 1 mese e mezzo. Dico, sulla chat, piuttosto preferirei un mese di orticaria, ma so di avere zero memoria ed allora bisogna scegliere il male minore. L’ingresso dei bimbi termina alle 9.15…. queste mamme e papà…. ma cosa devono raccontarsi che alle 10 meno un quarto sono ancora lì?  Per inserirci meglio, però, ho provato a capire. Con coraggio, faccio un bel respiro e penso che per amore di madre terrò il sorriso sulla bocca e sarò carina con tutti, anche se mi guardano tutti con lo sguardo “non mi guardate che mi cacate “. Vado e dico: “ciao sono la mamma di Attila, ci siamo trasferiti da poco, vi trovate bene in questa scuola? di che sezione siete?” sapete, tanto per rompere il ghiaccio. Ecco…. mi sono schiantata! ho battuto il naso su una lastra più fredda di un iceberg. Babbamia :/  Allora cade il mio filtro e me ne vado con un bel ghigno finto augurando una buona giornata a loro cari signori. Ma io dico, siamo genitori di bambini dell’asilo…. ma cosa dobbiamo insegnare? Siamo i primi ad essere indolenti, poco elastici, diffidenti e classisti. Mi viene da pensare che vorrei vivere in un posto dove le persone danno poca importanza ai luoghi comuni. Un posto dove si pensa a valorizzare il buono e la virtù di ognuno, un posto dove i nostri sentimenti, le nostre aspirazioni più profonde vengano prese in considerazione e curate per crescere e diventare realtà.

Ecco, cara Italia… il nostro paese… se pensiamo a quanto in passato hanno combattuto… stragi, vittorie, sconfitte. Ora la maggior parte delle persone si è stufata di sentir parlare del posto dove spendiamo la nostra vita, perchè ci hanno portato all’ esaperazione, al collasso, alla guerra tra parti sbagliate, parti che vorrebbero lo stesso bene. Come facciamo a trasmettere fiducia, carica, amore per le persone… Sono sinceramente abbattuta, perchè la vita e le relazioni all’ interno dell’asilo di mio figlio rispecchia bene, secondo me,  quello che ormai è il nostro modo di vivere.

Quindi per favore, se qualcuno si avvicina per instaurare un rapporto anche solo di cortesia, concedetegli almeno il beneficio del dubbio.

Vi lasci un po’ di musica. A presto. ;*

Lascitemi un commento, qui o dove volete, mi trovate sempre su stellapensante, Baci.

Alla prossima, per storie con Pablo o parliamo di serie tv?? ditemi cosa preferite!!!!

 

Pensieri

 

Pensavo al fatto che sono una lavoratrice, sono una mamma, una moglie. Sono felice di avere responsabilità, doveri, scadenze. Ma sono ancora più contenta di avere un riconoscimento emotivo, affettivo. È difficile devo dire, lasciare tuo figlio a casa malaticcio con gli occhi lucidi, andare a lavorare di notte e tornare. Lui ti corre incontro e ti passa la stanchezza, la carogna accumulata. Tuo marito soffre più di tuo figlio nel vederti uscire di casa. All’inizio mi pesava molto, mi sentivo come messa sotto, schiacciata. Ora mi fa felice pensare di essere il riferimento della MIA famiglia. Le priorità cambiano, vivi esperienze, emozioni e situazioni che fanno cambiare le tua scala della felicità. Ti senti legato al tuo passato, ma in modo diverso. E niente ecco a cosa pensavo. Un abbraccio amici. Raccontatemi le vostre esperienze, i vostri pensieri, sono molto curiosa. Godetevi le feste! ;-**