L’ ago in un pagliaio

E’ iniziato un periodo nella mia vita, qualche tempo fa, che speravo sarebbe durato un attimo. In realtà si sta rivelando come un serpente che ti avvolge nelle sue spire: a momenti allenta ad altri stringe

e stringe

e stringe…

E’ come quando stai nuotando al largo nel mare, ma vuoi arrivare presto a riva, sei ancora tranquillo, poi, tutt’un tratto senti che sotto c’è un sacco di spazio e tu pensavi che il fondo fosse vicino… ti manca l’aria, annaspi… poi fai un lungo sospiro… torni in te e riprendi la tua vita, la tua strada, proprio dove l’avevi lasciata.

Sei solo e sempre tu che decidi, non lo sai sempre, ma sei tu.

La diversità (e non sto assolutamente parlando dell’orientamento sessuale), nonostante la modernità e l’eterogeneità dei nostri giorni, spaventa tantissimo. Chi non è amalgamato allo sfondo, al contesto, alla massa, fa paura, confonde chi gli sta di fianco, davanti, intorno.  Ci si lamenta dei ragazzini, dei giovani, di quegli “zoticoni”, ma io l’ho vissuto sulla mia pelle: sono quelli che danno l’esempio che trasmettono una visione distorta. E’ proprio chi dovebbe insegnare l’amore, il rispetto, la visione senza pregiudizio, che pensa ed insegna con e tramite preconcetti. Non vuol dire non vedere o non accettare le differenze culturali, di religione, caratteriali oppure fisiche, basterebbe trasmettere ai nostri figli che, prima di tutto viene il rispetto delle persone nella lora interezza, come emozioni, sentimenti, regole, difficoltà, difetti, capacità. Dovremmo spiegare anche a chi insegna, che ci vuole anche il rispetto del tempo soggettivo, non esistono solo scalette e ordini prestabiliti da seguire, infrangere il tempo di una persona equivale a violarla nell’intimo della sua fragilità, nella sua sfera emotiva. Bisognerebbe volere vedere la diversità, assecondarla e valorizzarla cercando di provare ad accettarla.

L’ho detto: sei sempre e solo tu che decidi, anche se non lo sai.

Quello che però devi assolutamente sapere è che si può essere la differenza fondamentale per qualcuno, per se stessi. E’ come  si spiega in “Shadowhunters” un romanzo fantasy: il glamour è come mettere un filtro alla realtà in modo che i mondani, cioè gli umani, non possano rendersi conto di essere contornati da mostri e demoni, ma anche da fate e guerrieri pronti a combattere per loro. Vorrei che chi legge questo post iniziasse a pensare di guardare oltre il glamour, lo so che spaventa, ma fidatevi che a guardare attraverso ci guadagnate.

Ogni giorno guardo mio figlio, sempre in movimento, corpo e mente, lui è scomodo per chi gli deve insegnare le regole per giocare al gioco della società, ma vedelo sentirsi un ago in un pagliaio è disarmante e mi spinge a voler guardare oltre.

Grazie di avermi letto anche oggi, a presto.